25/10/12

LA DEMOCRAZIA DELLO SPREAD


In questi ultimi mesi abbiamo assistito ad una vera e propria esplosione mediatica del termine "spread", e alle lezioncine riservateci nei salotti della TV italiana dai soliti professoroni.
In questo breve articolo, mi soffermerò invece su un aspetto totalmente trascurato da network nazionali, cercando di far luce sulle dinamiche che ne determinano l'oscillazione e sulle conseguenze nell'assetto democratico dei paesi dell'Eurozona.

In un precedente articolo, ho ricordato come l'esplosione dei tassi d'interesse, negli ultimi 30 in Italia, sia conseguenza diretta della scelta di rendere indipendente la Banca d'Italia (Ciampi-Andreatta 1981) dal tesoro. Adesso mi interessa soffermarmi sui risvolti antidemocratici determinati da tale scelta alla luce di quanto accaduto in Italia o in Grecia.

Se la Banca Centrale di uno Stato funge da prestatore di ultima istanza, di fatto risulterà subordinata al potere politico democraticamente eletto. Il governo avrà a disposizione sia la leva fiscale che quella monetaria al fine di raggiungere la migliore allocazione delle risorse e quindi perseguire la piena occupazione. In altre parole il governatore della banca centrale sarà un semplice esecutore degli indirizzi di politica economica impartiti dal governo.
Viceversa se la banca centrale di uno stato è indipendente, e quindi libera di acquistare o meno i titoli emessi, si determina un ribaltamento di fronte, che porta il governo in una posizone subordinata al governatore centrale.

Naturalmente, senza dilungarci sul tecnicismo alla base dei due precedenti casi, è evidente che nel secondo    si stabilisce un vuoto democratico pericoloso, in quanto il governatore non è soggetto al
controllo diretto da parte del cittadino.
Più semplicemente se un governatore volesse arbitrariamente cambiare un primo ministro, basta che cominci a non comprare i titoli del proprio paese, determinando un aumento del tasso di interesse e quindi la sollevazione popolare.

Ecco questo è quello che è successo negli ultimi anni in Italia, Grecia o Spagna. 
Abbiamo creato un Unione in cui la tecnocrazia, non solo non è soggetta al controllo democratico, ma addirittura è in grado di ribaltare le libere scelte delle popolazioni.
In Grecia un governo legittimamente eletto è stato dimissionato non appena ha osato chiedere, per via referendaria, parere ai propri elettori sul piano di austerità proposto dai vertici Europei. Al suo posto Lukas Papademos vicepresidente della BCE.

Ti piace vincere facile? 
Leggendo, l'e-book oltre l'austerità edito da micromega, e più precisamente il saggio di Leo Manfredi "Spread:l'educazione dei Greci", ho notato alcune cose interessanti.

Prima è necessaria una piccola divagazione tecnica; i mercati dove si scambiano i titoli già emessi sono detti secondari, per distinguerli dai mercati primari in cui vengono allocati i titoli di nuova emissione. Quando un governo deve collocare dei nuovi titoli è obbligato, da una convenzione esistente tra Banca Centrale e Ministro delle finanze, a garantire un tasso di interesse pari a quello stabilito il giorno prima sul mercato secondario. Quindi frenare o quantomeno regolare la speculazione ribassista sul mercato secondario incide fortemente sulla dinamica dello spread. La banca centrale Greca, nel periodo di transizione dal governo di centrodestra in settembre, a quello di centrosinistra ad ottobre, ha deliberatamente modificato le regole del mercato secondario(HDAT). Più precisamente ha portato da 3 giorni a 10 il lasso di tempo entro quale uno speculatore deve rientrare da una vendita allo scoperto. Senza dilungarci nel tecnicismo, si usa la vendita allo scoperto per guadagnare dalla perdita di valore del titolo medesimo. Naturalmente se il prezzo del titolo scende, si alzerà il suo tasso di interesse e il giorno dopo il governo, quando opererà nel mercato primario, si troverà i tassi esplosi.

Da questa scelta, secondo alcuni operatori, si è innescato il meccanismo di rialzo dello spread che ha portato il governo ellenico di centrosinistra alle dimissioni, ad un governo tecnico a guida BCE, ed infine a due elezioni, fino a quando non ha vinto un governo europeista. Vi rendete conto di come una scelta autonoma della Banca Centrale Greca ha contribuito alla caduta di un governo legittimamente eletto?
In Italia secondo il Financial Times, non il circolo del leoncavallo, è successo qualcosa di simile nel giugno 2011 e ciò anche da noi ha portato ad un ribaltone tecnocratico.

Guardiamo adesso la dinamica dello spread italiano negli ultimi 2 anni e per l'inciso dopo due anni di austerità imposta da Francoforte. In primo luogo notiamo effettivamente che, come ci dice il FT, da giugno del 2011 lo spread è cominciato ad esplodere. La crescita si arresta momentaneamente a novembre, dopo la nascita del governo tecnico a guida Mario Monti, ma sostanzialmente rimane elevato fino alla fine dell'anno. Perché? 

Semplice perché, contrariamente a quanto ci viene detto, ai mercati non interessa un fico secco della credibilità di un premier o delle sue scorribande notturne. L'unico loro interesse è fare soldi e farlo nel più breve tempo possibile. Mentre l'unica vera preoccupazione è rappresentata non dal Loden, bensì dall'eventualità che qualcuno freni la speculazione ribassista venendo in aiuto ai governi, attraverso l'acquisto dei titoli. In altre parole se io voglio speculare al ribasso su un titolo di stato, fuggo dai mercati in cui la presenza di un cane da guardia come la Banca Centrale può neutralizzare il mio attacco e farmi perdere quattrini.

Quindi avete capito perchè scende lo spread ad inizio gennaio? Semplice perchè la BCE presta 500 miliardi di euro all' 1% alle banche il 21 dicembre (e successivamente altri 530 il 29 febbraio ), e queste riacquistano titoli di debito italiani tenendo, di fatto alla larga la speculazione ribassista per un po'. Successivamente finite le munizioni, la dinamica dello spread torna a salire, il che ci fa comprendere come alla fine i mercati, non hanno questa grande considerazione dei nostri professori.
Alla fine deve intervenire Draghi, il quale dichiara che la BCE è pronta ad acquistare i titoli di debito degli stati membri, in maniera indeterminata, per far ritornare i tassi sotto controllo. Finalmente abbiamo il nostro cane da guardia.

Ma la BCE non poteva intervenire prima? Perchè non ha mosso un dito quando la gente greca stremata dalla fame scendeva in piazza? 
Semplice perchè la BCE persegue un obiettivo politico, scritto nel proprio statuto e perseguito infischiandosene di tutto e tutti: Eliminare l'inflazione.

Cos'è l'inflazione?
Tecnicamente è la derivata della curva dei prezzi, banalmente è una tassa sul capitale. Se abbiamo un inflazione elevata infatti, il capitale fermo o prestato si deprezza rapidamente. 

Ad esempio, supponiamo di chiedere 100 euro alla banca al tasso del 4,5% annuo. Con 100 euro mi compro 20 bottiglie di vino (5 euro luna). L'anno successivo vado in banca e ripago il mio debito totale 104,5 euro. Supponiamo adesso di avere un inflazione al 10%, la banca si troverà con 104,5    euro mentre nel frattempo il prezzo del vino è salito a    5,5    euro a bottiglia. In altre parole la banca con quei soldi potrà acquistare 19 bottiglie (19x5,5=104,5), bell'affare direte, io ne avevo comprate 20 un anno prima. 

Quindi capite perché le banche hanno il terrore dell'inflazione. Capite perché nonostante nessuna teoria economica parli direttamente di un livello ottimale di inflazione, questi inculcano negli elettori l'idea che l'unica inflazione buona è quella morta?

Al contrario un imprenditore sa che, se potrà rivendere ad un prezzo più alto domani, ciò che produce oggi a minor prezzo, sarà incentivato ad investire e a creare occupazione. Mentre per i salariati basta un meccanismo, simile alla scala mobile, che mantenga invariato il potere d'acquisto delle famiglie. In questo idilliaco quadretto gli unici ad essere scontenti sono i grossi detentori di capitali, ed infatti negli ultimi 30 anni abbiamo assistito ad un amento del divario sociale fra le varie classi.

Cosa c'entra l'inflazione con la politica?
Non conoscete allora la curva di Philips. L'economista neozelandese Alban William Phillips (1914 – 1975), nel suo contributo del 1958 The relationship between unemployment and the rate of change of money wages in the UK 1861-1957 , osservò una relazione inversa tra le variazioni dei salari monetari e il livello di disoccupazione nell'economia britannica nel periodo preso in esame.
Vedete come l'inflazione scende all'aumentare della disoccupazione? Quindi l'austerità non serve a risanare i bilanci pubblici, infatti oggi il nostro rapporto deficit/PIL è cresciuto grazie a Monti dal 120% al 126%; l'austerità non serve nemmeno a ribassare lo spread, visto che la sua dinamica è influenzata più dalle manovre della BCE che da quelle dei governi. L'austerità serve esclusivamente a far aumentare la disoccupazione e di conseguenza a limitare l'inflazione, unico assillo della Bundesbank e per riflesso della BCE.
Secondo voi che c'azzecca, per dirla in Dipietrese, col risanamento dei conti pubblici la riforma Fornero, il cui unico tema era l'eliminazione dell'Art.18?
Ora dopo aver lucidamente descritto quanto accaduto in questi mesi, non credete che le opinioni pubbliche devono essere messe a conoscenza dei reali obbiettivi delle politiche comunitarie? Non vi sembra un tantino antidemocratico, anzi un po' fascista, spacciare per risanamento, politiche restrittive il cui unico obbiettivo è la crescita della disoccupazione?
Da elettore di centrosinistra mi duole dirlo, ma preferisco un governo soggetto al controllo elettorale anche se guidato da un puzzone maniaco, piuttosto che continuare a vedere smontato il nostro bel paese con l'inganno.
Ing. Andolina Salvatore


P.S.
Perchè la teoria degli austerici piace così tanto alle Very Serious people?

Se pensate a quello che vogliono i paladini dell'austerità - una politica fiscale che si concentri sui deficit anzichè sulla creazione di posti di lavoro, una politica monetaria  che combatta anche il minimo accenno di inflazione e faccia salire i tassi di interesse anche di fronte alla disoccupazione di massa - vi renderete conto che tutte queste cose rispondono agli interessi dei creditori, di coloro che prestano i soldi anziché di coloro che se li fanno prestare e/o lavorano per guadagnarsi da vivere. I finanziatori vogliono che i governi diano la massima priorità al rimborso dei propri debiti; e si oppongono a qualunque forma di politica monetaria che riduca i ritorni di banchieri tenendo bassi i tassi di interesse, o eroda il valore dei crediti attraverso l'inflazione. 
Paul Krugman premio nobel per l'economia 2008 (tratto dal libro"Fuori da questa crisi adesso" 2002)