28/03/08

Sondaggio

Clicca sull'immagine per ingrandire

Sfida Pdl-Pd, in cinque regioni
la distanza è del 2%

A livello nazionale il divario è intorno al 6 per cento. Seggi al Senato, decisivo il risultato di Udc e Sinistra

Il quadro emerso da diverso tempo appare confermato: la coalizione di centrodestra rimane in vantaggio, con una differenza di circa 6 punti rispetto a quella avversaria. Ma quest'ultima sembra, di recente, secondo alcuni istituti, avere accorciato significativamente le distanze. Occorre tuttavia sottolineare che questi dati si riferiscono alla competizione per la Camera, ove il computo del premio di maggioranza (oltre che della soglia di accesso del 4%) si effettua considerando l'elettorato nel suo insieme, come fanno, appunto i sondaggi. Diverso è il discorso per il Senato, ove il calcolo avviene a livello delle singole regioni. Anche qui si rileva oggi la prevalenza netta della coalizione di centrodestra, con circa 9 seggi oltre la maggioranza assoluta.

Ma il dato può modificarsi anche sostanzialmente. Per almeno due ordini di fattori: a) la distanza ravvicinata tra le coalizioni in alcune regioni. In certi contesti, il risultato appare ragionevolmente scontato. Lombardia, Veneto e Sicilia andranno al Pdl (con Lega e MPA). In Emilia, Toscana e Umbria vincerà il Pd (con l'Idv). In altre regioni, l'esito parrebbe però in qualche misura più contrastato e in alcune (Liguria, Sardegna, Abruzzo, Calabria e Lazio) davvero molto incerto, dato che la distanza tra le due coalizioni risulta assai esigua e oscillante tra l'1-2%. b) La «lotteria» dell'8%. Il secondo fattore comporta a un risultato imprevedibile in tutte (o quasi) le regioni. Si tratta di quella che D'Alimonte ha denominato in modo assai efficace la «lotteria» dell'8%. Nella gran parte delle regioni, infatti, le due principali forze concorrenti ai partiti maggiori, vale a dire l'Udc e la Sinistra l'Arcobaleno, risultano oggi toccare da vicino — ma non sempre superare — la soglia per accedere alla distribuzione dei posti in Senato.

Il raggiungimento dell'8% in una o più regioni comporterebbe un maggior numero di partecipanti alla ripartizione dei seggi e quindi una parziale sottrazione di questi ultimi al Pd o al Pdl. Se, ad esempio, in una data regione debbono essere assegnati in tutto 10 seggi e 6 vanno alla coalizione vincente (Pd o Pdl), i restanti 4 andranno tutti al soccombente (Pd o Pdl) se nessun altro raggiunge l'8%. Andranno invece ripartiti anche con Udc e/o Sin. Arcobaleno se questi riescono a superare la soglia di ammissione. Tutto ciò può modificare, anche in modo sostanziale, gli equilibri e le maggioranze. Nessuno quindi può dire se il responso delle urne confermerà il quadro oggi rilevato: la volta scorsa, nel 2006, le ultime due settimane videro, grazie alla capacità comunicativa di Berlusconi e agli errori di Prodi, una forte «rimonta» da parte del centrodestra.

Potrà Veltroni «rimontare» in modo analogo? Secondo alcuni, lo sta già facendo. L'ex sindaco di Roma ha dalla sua parte una forte popolarità personale: un recente sondaggio ha visto proprio Veltroni primo nella classifica nella fiducia espressa dagli elettori. Forse anche per questo, il quesito che richiede le previsioni degli stessi elettori sull'esito del voto, mostra, nelle ultime settimane, un accrescersi della quantità di indecisi sul risultato elettorale. Ma non è detto che il leader del Pd sappia o possa sfruttare appieno queste sue potenzialità. Tutto dipenderà da quella minoranza (10%) che deciderà all' ultimo minuto. E' verso costoro - che sceglieranno sulla base dei confronti televisivi e, spesso, dei consigli degli amici - che è diretta in realtà la campagna elettorale dei prossimi giorni.