10/04/08

Le condanne dei fannulloni

Statali, ecco le sentenze della Corte dei Conti Il giudice che ha fatto 18 udienze in 10 anni
A Grosseto

Il primario che faceva interventi estetici in ospedale è stato condannato a restituire alla Regione Toscana 72 mila euro
A Matera

I centralinisti della Regione chiamavano dall’ufficio amici e parenti. Ora devono pagare la bolletta: cinquemila euro
A Milano

L’insegnante diventato il simbolo dei fannulloni è stato condannato a pagare 50 mila euro per le sue assenze da scuola

Si fanno pagare le telefonate ai numeri erotici e gli interventi di chirurgia estetica. Stanno a casa in malattia con finti certificati per non consumare le ferie, autorizzano consulenze inutili pur di prendere qualche centinaio di euro di «mazzette».

A raccontare l’Italia degli statali fannulloni e scrocconi—quelli che lavorano in uffici pubblici, asl, ministeri, palazzi di giustizia, scuole — sono le sentenze emesse ogni anno dalla Corte dei Conti.

L’ultimo anno non ha portato nelle casse dello Stato quanto ci si aspettava. Dagli oltre 252 milioni di euro di «sanzioni» inflitte nel 2006 si è infatti scesi a poco più di 92 milioni nel 2007. Un’oscillazione al ribasso aveva segnato anche il biennio precedente: nel 2004 la somma complessiva superava i 280 milioni di euro, nel 2005 appena 87 milioni.

«L’importante—spiegano alla Corte — è che vengano perseguiti coloro che provocano danni materiali e di immagine e soprattutto che la sanzione sia proporzionata al comportamento illecito».

Caso esemplare è certamente quello del ragionier Vitaliano Brasini. Nominato giudice tributario a Forlì vanta un record invidiabile: essere riuscito a partecipare a 18 udienze in dieci anni. A segnalare la sua scarsa efficienza è, il 30 giugno 2005, il presidente della commissione tributaria regionale per l’Emilia Romagna. Parte l’indagine e la procura della Corte scopre che «Brasini non ha mai comunicato, giustificato e documentato i singoli impedimenti ». Lui nomina un avvocato, sostiene di aver ricevuto dal presidente della sua sezione una «autorizzazione tacita ad assentarsi nell’ultimo biennio per ragioni di salute».

I documenti dimostrano però che non si tratta soltanto di due anni. Perché dal 1996 in poi Brasini non è quasi mai comparso in ufficio. Per avere un’idea del carico di lavoro, basti pensare che l’altro giudice del suo collegio nello stesso periodo ha trattato 173 ricorsi.

Il ragioniere capisce di non avere via d’uscita e fa un ultimo tentativo per risolvere la questione: restituisce i compensi percepiti da luglio 2002 a dicembre 2003. Ma non basta. La procura calcola in quasi 26.000 euro il danno allo Stato provocato da Brasini insieme ai presidenti che avrebbero dovuto controllarne il rendimento e la Corte accoglie la richiesta perché renda i guadagni percepiti. Molto più bassa è la cifra che dovranno versare i centralinisti dagli uffici di Matera della Regione Basilicata. Per telefonare a parenti e amici aspettavano di arrivare in ufficio e, naturalmente, non badavano a spese. Hanno fatto chiamate per circa 5.000 euro e adesso saranno costretti a pagare le bollette arretrate. Anche Rinaldo Falciani, sottufficiale della Guardia di Finanza, usava l’apparecchio di servizio, ma contattava soprattutto «numeri ad alta tariffazione con prefisso 166 e 899». Nel 2006 il tribunale militare di Torino l’ha condannato per peculato, poi è intervenuta la Corte dei Conti. Sono 266 le chiamate abusive «ed è risultato che in 264 casi (ossia oltre il 99 per cento) Falciani aveva avuto la disponibilità del telefono». Risultato: dovrà restituire 3.000 euro, oltre a 131,42 di spese legali.

La condanna a pagare 50.000 euro è stata inflitta al termine di un procedimento che alla Corte ritengono «emblematico ». Riguarda Mario Fogliani, professore di un Istituto tecnico della Lombardia, diventato famoso per i giorni di assenza dalle lezioni, in alcuni anni «addirittura pari al 71 per cento dell’orario di servizio delle classi a lui assegnate».

«I suoi comportamenti — lo ha accusato la Procura — sono connotati da colpa gravissima, ai limiti del dolo in quanto pervicacemente reiterati per più anni, in spregio, persino, alle sanzioni che, via via venivano comminate ed in palese, reiterata dolosa violazione dei doveri che la funzione docente imponeva». In particolare gli è stato contestato «un numero elevatissimo di assenze dal servizio e la loro collocazione strategica, soprattutto, in determinati periodi dell’anno scolastico: in particolare, in occasione di cosiddetti ponti, feste comandate ovvero impegni istituzionali di particolare onerosità; le gravi difficoltà e carenze di apprendimento lamentate dagli studenti, e confermate dalle valutazioni insufficienti riportate da intere classi, a cagione dell’inadeguato impegno del docente, anche sul piano didattico ». Lui ha provato a difendersi, ha cercato di far credere di essere affetto da una grave forma di artrosi. Ma a determinare la condanna è stata la richiesta, che aveva presentato negli anni scorsi, di essere autorizzato a svolgere un secondo lavoro.

Soltanto un impiego aveva invece il dottor Silvio Sarti, primario presso l’ospedale di Grosseto. I pazienti che volevano sottoporsi a interventi di chirurgia estetica venivano portati nella struttura pubblica in modo da presentare il conto al Servizio sanitario nazionale. Adesso, dicono i giudici contabili della Toscana, sarà lui a dover restituire 72.366 euro che la Regione ha erogato ritenendo che si trattasse di operazioni di tutt’altro tipo.

Fiorenza Sarzanini
10 aprile 2008

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